Giovedì, 02 Maggio 2024
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Rappresentatività: i buoni risultati della Cisl Fp

La Cisl Fp conferma la propria forza di sindacato di riferimento per il pubblico impiego, risultando la federazione più rappresentativa nei comparti Ministeri ed Enti pubblici non economici. L’Aran (l’agenzia negoziale per le amministrazioni pubbliche) ha diffuso oggi i dati sulla rappresentatività delle organizzazioni sindacali nei comparti pubblici. Dati ottenuti attraverso la media ponderata del numero degli iscritti e del numero dei voti presi nella tornata elettorale Rsu di marzo 2012.
“Un primo motivo di soddisfazione” commenta il segretario generale della Cisl Fp Giovanni Faverin – “riguarda l’altissima partecipazione al voto di marzo: secondo una nostra stima, che tiene conto del blocco del turn-over e del conseguente calo dei lavoratori pubblici negli ultimi quatto anni, quest’anno ha votato quasi un milione di lavoratori, con una partecipazione al voto in aumento rispetto alle precedenti votazioni, vicina all’80% degli aventi diritto”.
“In secondo luogo”, prosegue Faverin “i tre sindacati confederali conquistano oltre il 75% dei consensi dimostrando la difficoltà del sindacalismo autonomo e delle posizioni più massimaliste a fare breccia tra i lavoratori, anche in un momento di grave difficoltà come questo”.
I dati Aran confermano il buon risultato della Cisl Fp in tutti i comparti della pubblica amministrazione, dove grossomodo mantiene i risultati delle precedenti votazioni: “Complessivamente, in termini di rappresentatività, il 26,6% della Cisl Fp è per noi fonte di soddisfazione specie se si tiene conto che il risultato di altri sindacati è legato ad evidenti posizioni di natura antagonistica”. Osservazione confermata dai risultati nelle ex "regioni rosse" (Emilia Romagna, Toscana, Umbria), dove la politicizzazione di altre sigle porta loro maggiori incrementi di voto.
Dal quadro disegnato dalle tabelle Aran emerge come la federazione cislina sia prima nel comparto Ministeri con il 23,9% e negli Epne dove rappresenta oltre un terzo dei lavoratori. La Cisl Fp scende di qualche punto in Sanità dove crescono soprattutto i sindacati autonomi, ma resta salda nel numero degli iscritti con un quarto degli operatori sanitari tra i propri tesserati. Situazione pressoché invariata per Regioni e Autonomie locali dove la Cisl Fp ottiene una rappresentatività poco sotto il 29%. Più problematico il risultato delle Agenzie fiscali in cui i sindacati confederali nel complesso superano di poco il 60% e dove la Cisl Fp è al secondo posto.
“Siamo inoltre soddisfatti di sapere che 100mila dipendenti e professionisti pubblici non iscritti alla Cisl abbiano votato per noi. Il confronto fra i voti ottenuti a marzo e il numero dei tesserati è molto positivo: le preferenze sono oltre il doppio nelle autonomie locali e alla Presidenza del consiglio dei ministri, il 60% in più nei ministeri, il 70% in sanità e quasi 23mila in termini assoluti in sanità”.
“Non va tuttavia sottaciuto” – rileva il segretario – “che la Cisl ha qualche difficoltà nel far comprendere il suo messaggio di responsabilità, soprattutto dove la nostra organizzazione soffre la competizione con le posizioni più estremiste di qualche sindacato confederale e dei sindacati autonomi. La nostra etica della responsabilità ci porta ad accettare anche il peso di qualche incomprensione tra i lavoratori, sicuri che alla fine non è in gioco qualche decimo percentuale di consenso, ma il futuro e il benessere dei lavoratori del pubblico impiego e dell'intero Paese”.
“Come diceva un vecchio e saggio dirigente sindacale – conclude Faverin ringraziando tutti i lavoratori pubblici che sono andati a votare – “alla fine la gente capirà”. E come altre volte in passato il consenso di lungo periodo sarà ben più consistente delle effimere manifestazioni di protesta corporativa. Così come dimostra la storia della Cisl, nata 60 anni fa in minoranza e oggi primo sindacato dei lavoratori”.

La Cisl Fp conferma la propria forza di sindacato di riferimento per il pubblico impiego, risultando la federazione più rappresentativa nei comparti Ministeri ed Enti pubblici non economici. L’Aran (l’agenzia negoziale per le amministrazioni pubbliche) ha diffuso oggi i dati sulla rappresentatività delle organizzazioni sindacali nei comparti pubblici. Dati ottenuti attraverso la media ponderata del numero degli iscritti e del numero dei voti presi nella tornata elettorale Rsu di marzo 2012.
“Un primo motivo di soddisfazione” commenta il segretario generale della Cisl Fp Giovanni Faverin – “riguarda l’altissima partecipazione al voto di marzo: secondo una nostra stima, che tiene conto del blocco del turn-over e del conseguente calo dei lavoratori pubblici negli ultimi quatto anni, quest’anno ha votato quasi un milione di lavoratori, con una partecipazione al voto in aumento rispetto alle precedenti votazioni, vicina all’80% degli aventi diritto”.
“In secondo luogo”, prosegue Faverin “i tre sindacati confederali conquistano oltre il 75% dei consensi dimostrando la difficoltà del sindacalismo autonomo e delle posizioni più massimaliste a fare breccia tra i lavoratori, anche in un momento di grave difficoltà come questo”.
I dati Aran confermano il buon risultato della Cisl Fp in tutti i comparti della pubblica amministrazione, dove grossomodo mantiene i risultati delle precedenti votazioni: “Complessivamente, in termini di rappresentatività, il 26,6% della Cisl Fp è per noi fonte di soddisfazione specie se si tiene conto che il risultato di altri sindacati è legato ad evidenti posizioni di natura antagonistica”. Osservazione confermata dai risultati nelle ex "regioni rosse" (Emilia Romagna, Toscana, Umbria), dove la politicizzazione di altre sigle porta loro maggiori incrementi di voto.
Dal quadro disegnato dalle tabelle Aran emerge come la federazione cislina sia prima nel comparto Ministeri con il 23,9% e negli Epne dove rappresenta oltre un terzo dei lavoratori. La Cisl Fp scende di qualche punto in Sanità dove crescono soprattutto i sindacati autonomi, ma resta salda nel numero degli iscritti con un quarto degli operatori sanitari tra i propri tesserati. Situazione pressoché invariata per Regioni e Autonomie locali dove la Cisl Fp ottiene una rappresentatività poco sotto il 29%. Più problematico il risultato delle Agenzie fiscali in cui i sindacati confederali nel complesso superano di poco il 60% e dove la Cisl Fp è al secondo posto.
“Siamo inoltre soddisfatti di sapere che 100mila dipendenti e professionisti pubblici non iscritti alla Cisl abbiano votato per noi. Il confronto fra i voti ottenuti a marzo e il numero dei tesserati è molto positivo: le preferenze sono oltre il doppio nelle autonomie locali e alla Presidenza del consiglio dei ministri, il 60% in più nei ministeri, il 70% in sanità e quasi 23mila in termini assoluti in sanità”.

“Non va tuttavia sottaciuto” – rileva il segretario – “che la Cisl ha qualche difficoltà nel far comprendere il suo messaggio di responsabilità, soprattutto dove la nostra organizzazione soffre la competizione con le posizioni più estremiste di qualche sindacato confederale e dei sindacati autonomi. La nostra etica della responsabilità ci porta ad accettare anche il peso di qualche incomprensione tra i lavoratori, sicuri che alla fine non è in gioco qualche decimo percentuale di consenso, ma il futuro e il benessere dei lavoratori del pubblico impiego e dell'intero Paese”.
“Come diceva un vecchio e saggio dirigente sindacale – conclude Faverin ringraziando tutti i lavoratori pubblici che sono andati a votare – “alla fine la gente capirà”. E come altre volte in passato il consenso di lungo periodo sarà ben più consistente delle effimere manifestazioni di protesta corporativa. Così come dimostra la storia della Cisl, nata 60 anni fa in minoranza e oggi primo sindacato dei lavoratori”.

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Tfs, il governo approva decreto

Il Governo interviene sulla questione della buonuscita dei dipendenti pubblici con un decreto legge, non ancora pubblicato, che abroga l’art. 12 comma 10 della l. 122/10 ristabilendo le modalità di calcolo del TFS precedenti al 1° gennaio 2011. Questa decisione giunge dopo che la sentenza della Corte Cost. n. 223/2012 ha sancito l'illegittimità della quota di finanziamento del TFR pari al 2.5% della retribuzione a carico dei dipendenti pubblici.

Come si ricorderà l’art. 12 comma 10 della legge 122/2010 aveva stabilito che i trattamenti di fine servizio fossero determinati in due quote:

- la prima relativa all’anzianità maturata al 31 dicembre 2010 secondo le modalità di calcolo previste per i singoli trattamenti (indennità di buonuscita – indennità premio di servizio);

- la seconda relativa all’anzianità maturata dal 1° gennaio 2011 fino alla data di cessazione dal servizio, secondo le modalità di calcolo previste per il TFR.

Il passaggio al regime privatistico (TFR) a far data dal 1° gennaio 2011, lasciava ipotizzare una diversa articolazione delle trattenute per l’accantonamento della buonuscita. Nel privato il prelievo è infatti del 6,91% sull’intera retribuzione utile e completamente a carico del datore di lavoro. Mentre nel pubblico impiego la norma contenuta nel Dpr n. 1032/73 prevede un versamento contributivo del 9,6% sull’80% delle retribuzione utile, di cui 7,10% a carico del datore di lavoro e 2,5% a carico del dipendente.

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